Il XXI secolo parla le lingue del mondo. Si trasformano quindi i linguaggi, i luoghi, il modo di viaggiare e le cartine geografiche scoprono nuovi stati da mettere al centro della storia e della politica. Ma non tutti gli esseri umani riescono a immaginarsi e a vedere gli altri come abitanti di un solo luogo e a concepire la coabitazione e la condivisione.
Quando è nata l’idea di sentirsi parte di un solo mondo? Forse con la morte collettiva e di massa per cui scompaiono i “miei morti” e i “morti del nemico” e con i reduci che raccontano l’insensatezza della guerra. O magari con l’inizio del dialogo tra nemici che non vogliono più vivere per uccidersi.
Che cos’è l’Europa? Forse è quell’insieme di ferite, di memorie, di paesaggi, di storie e di persone che sentiamo familiari, vicine a noi seppure provengano da molto lontano e che hanno contribuito ad essere quello che siamo oggi.
Per approfondire, guarda l’intervista a Gian Enrico Rusconi;
L’Europa verso la catastrofe: la crisi dell’Europa durante la Prima Guerra Mondiale
L’Europa oltre l’Europa
Eserciti multietnici alla prova del fuoco
Non si era mai visto un utilizzo così massiccio delle truppe coloniali come nel corso della Prima guerra mondiale: dall’Oceania al Sud-Est asiatico, dall’Africa al subcontinente indiano compaiono sulla scena nuovi protagonisti. La cittadinanza non è più solo un modo di sentire europeo, ma si allarga al mondo intero.
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Quando Il presidente Wilson giunge in Europa nel gennaio 1919 la parola pace è sulla bocca di tutti. E’ un desiderio che solo pochi respingono. Quattro mesi dopo, a fine aprile quando andrà via il quadro è rovesciato: la pace sembra un’aspirazione ma la quotidianità è testimoniata dalla guerra. Tuttavia quel viaggio e i sentimenti che in quel viaggio emergono dicono che la pace è responsabilità di tutti e che alla riuscita di quel sogno concorrono tutti.
Sentirsi “cittadini del mondo” non vuol dire non avere identità nazionale, significa sapere che è responsabilità di ognuno pensare a costruire il domani, oltre il proprio mondo quotidiano e oltre il proprio spazio noto. Perché andare vero la “terra promessa” non è trovare il luogo dei sogni, ma forse la terra promessa si raggiunge se si adotta una pratica di sforzo comune, di impegno.
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Aver condiviso esperienze, aver vissuto insieme la paura, il freddo, il cibo, il tempo. L’esperienza della prima guerra mondiale e la sua memoria diventano uno dei veicoli in cui si costruisce un sentimento condiviso, fatto di emozioni comuni.
Un’esperienza che dà senso e contenuto alle parole.


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