Qual è la differenza tra uno stile “populista” e uno che sia semplicemente “popolare”? Le trasformazioni della comunicazione politica, come la personalizzazione e spettacolarizzazione, hanno portato tutti gli attori politici (anche quelli mainstream) a utilizzare uno stile di comunicazione semplice, che “spezza la routine”, centrato sul leader e sulla provocazione, e perciò facilmente trattabile dalle imprese mediali.

Questo stile è sempre più simile a quello classicamente attribuito a partiti, movimenti e leader definiti come populisti. È dunque in atto una sorta di “contagio” populista, per cui gli attori mainstream, di fronte al successo dei partiti populisti, ne imitano (coscientemente o meno) lo stile? Oppure ci troviamo di fronte a trasformazioni strutturali della comunicazione politica, che portano tutti gli attori politici verso una forma convergente di comunicazione? Qual è il senso dell’utilizzo della categoria di populismo, se tutti gli attori sono definibili come tali?

Un approfondimento su Pagina 99.

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