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La nascita e la definizione dell’idea di nazione e di identità nazionale sono i due temi al centro di questo percorso. Il tempo considerato è quello compreso tra fine Settecento e anni ’70 dell’Ottocento.

Si farà riferimento a vari linguaggi e a diversi scenari politici e storici del Risorgimento italiano: la comunicazione pubblica; la cultura popolare; il linguaggio ufficiale della Chiesa e quello dei sostenitori del primato della Chiesa; l’idea di nazione dalla fine del Settecento al compimento dell’Unità nazionale; l’esperienza dell’esilio, soprattutto negli anni compresi tra il 1849 e il 1860; la cultura politica di Cavour; il teatro politico di Felice Cavallotti.


La comunicazione pubblica

Il sentirsi comunità nazionale è l’effetto della costruzione di un vocabolario politico, dell’assunzione di simboli, che accompagnano il processo stesso del farsi nazione. Sono parte di questo percorso le parole che circolano o che rimangono nella memoria, soprattutto nei momenti alti della partecipazione pubblica, le musiche, i canti, che vengono identificati con quel sentimento e che rimangono come la traccia e il segno di un’esperienza e di un’emozione.


Manifesti e proclami

L’idea di comunità nazionale ha una prima espressione nella nascita della Guardia civica e nella definizione dei suoi compiti. Un’esperienza che caratterizza il biennio democratico in Italia (1848-1849) e che è particolarmente significativa in alcune aree del Paese (per esempio, Genova, Livorno, Pisa, nel Lombardo-Veneto e soprattutto nella Repubblica romana). È l’idea del cittadino protagonista, che assume su di sé la responsabilità delle sorti dello Stato e che si fa garante della sua libertà. I manifesti e i proclami si rivolgono a questa nuova figura di cittadino e testimoniano della costruzione di un nuovo modello di cittadinanza.


Il canto degli Italiani

Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli o Fratelli d’Italia, è l’inno nazionale della Repubblica Italiana, adottato dal 12 ottobre 1946. L’inno, però, nacque nell’autunno del 1847. Il testo di Goffredo Mameli fu musicato di getto da Michele Novaro e presentato ai cittadini genovesi e a vari patrioti italiani in occasione del centenario della cacciata degli austriaci dalla città ligure. Dopo pochi giorni, tutti lo conoscevano e durante le Cinque giornate di Milano, gli insorti lo intonavano a squarciagola: il canto degli italiani era già diventato un simbolo del Risorgimento.

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