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Al centro di questo percorso è l’intreccio tra dibattito sul progetto politico e discussione sulle questioni economiche. Il tema è il modello di sviluppo. Il confronto coinvolge molti attori sociali.
Il dialogo, che nel 1848 oppone Mauro Macchi a Niccolò Tommaseo, consente di individuare alcuni nodi della discussione che intorno a economia e sviluppo si svolge nel corso dell’intero Ottocento e che coinvolge competenze culturali, intellettuali e professionali, settori economici considerati strutturali per lo sviluppo (ad esempio la costruzione della rete ferroviaria) e politiche di intervento per favorire il riequilibrio economico e sociale (ad esempio il sorgere della “questione meridionale”).
La discussione tra Macchi e Tommaseo
Nel mezzo del ciclo di lotte politiche e sociali del 1848, è Mauro Macchi, in risposta alle considerazioni di Niccolò Tommaseo sul futuro politico ed economico dell’Italia, a proporre una diagnosi sul possibile quadro economico e sociale dell’Italia unita.
La questione dell’indipendenza e della priorità della libertà, così come poi Macchi avrà modo di scrivere a Francesco Dall’Ongaro nel novembre 1850, è legata non solo al futuro profilo politico dell’Italia, ma al modo di pensare un percorso di equilibrio economico, capace di superare le differenze e le difformità, conseguenze della disunità politica.
Mauro Macchi
Milano 1818 – Roma 1880
Politico e pubblicista. Fu discepolo di Carlo Cattaneo del quale condivise gli ideali progressisti e repubblicani. Cacciato dalla Lombardia dopo il 1848 si stabilì negli stati sardi, a Torino ed a Genova, dove continuò la sua attività di pubblicista e dove cominciò ad interessarsi alla questione sociale. Nel 1854 pubblicò Studj politici che testimonia dei convincimenti maturati. Fra il 1854 ed il 1857 diresse il periodico La Ragione. Dopo essere stato severo critico della politica di Cavour, nel 1859 accettò l’invito di Farini ad assumere l’incarico di segretario del ministero della guerra a Modena. Nel 1860 operò per sostenere la spedizione garibaldina nelle Due Sicilie. Dal 1860 al 1876 venne eletto deputato e sedette alla sinistra dell’emiciclo parlamentare battendosi soprattutto per la laicità, per l’istruzione elementare obbligatoria, per il miglioramento della condizione operaia. Fu molto attivo nelle società operaie ed ebbe importanti incarichi all’interno della massoneria del Grande Oriente d’Italia. Dal 1868 al 1880 pubblicò l’Almanacco istorico d’Italia.
Niccolò Tommaseo
Sebenico 1802 – Firenze 1874
Scrittore, fu collaboratore de L’Antologia del Vieusseux ed entrò in contatto con numerosi personaggi di rilievo della cultura italiana da Rosmini a Manzoni. Fu autore di numerosi dizionari e studi sulla lingua. Costretto in esilio nel 1830 dagli austriaci, riparò in Francia, dove subì l’influsso di Lamennais. Nel 1839 poté tornare in Italia, giovandosi di un’amnistia, e si stabilì a Venezia. Si sforzò di conciliare gli ambienti della cultura italiana e di quella slava. L’avvento di Pio IX suscitò in lui grandi speranze. Nel 1847 la sua richiesta di una maggiore libertà d’espressione gli costò la reclusione. Nel 1848 venne pubblicata la sua opera Delle nuove speranze d’Italia. Liberato dai moti del 1848, divenne prima ministro dell’Istruzione della rinata Repubblica di Venezia e poi suo “ambasciatore” a Parigi. Alla caduta della Serenissima ed al ritorno degli austriaci riparò a Corfù, a Torino e successivamente a Firenze.